Il Mistero del Corpus Domini nell’intervista ad Enzo Albino

È un onore per TermoliWild.it  poter intervistare Enzo Albino, un uomo che incarna la sensibilità verso la bellezza, le tradizioni e la storia del territorio e per tutto ciò che riguarda la sua amata terra. Sempre presente negli eventi culturali locali, il suo amore per la città lo si evince anche dalle sue bellissime poesie scritte in vernacolo. In un’epoca in cui le tradizioni rischiano di andare perdute, Enzo Albino ha a cuore il mantenerle vive e attuali. E infatti non tutti sanno che questo artista, dalle mani abili e dal cuore appassionato, ha compiuto un gesto straordinario dedicando tempo, fatica e determinazione alla realizzazione di un’opera d’arte unica andata perduta anni fa. Questa non è una semplice riproduzione, ma un atto di rinascita per riportare in vita questa creazione, un pezzo di storia perduta, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che ha incontrato lungo il suo percorso. Abbiamo incontrato l’autore e gli abbiamo posto alcune domande per far luce sulla vera realtà di questa straordinaria impresa. 

Prima di tutto: chi è Enzo Albino? E’ una domanda che chiunque potrebbe porsi anche io a me stesso. Enzo Albino è nessuno. È solo un tizio come tanti, sensibile alle arti, alle tradizioni, alla storia locale, e con tanta manualità che lo rende soddisfatto anche solo nell’eseguire una semplice riparazione. Il diploma di perito meccanico mi ha dato possibilità di svolgere attività di impiegato tecnico alla Fiat di Termoli per poi terminare gli ultimi anni di lavoro nei laboratori di meccanica dell’Istituto Industriale di Campobasso, la scuola che anni prima mi vide alunno. 

Lei è di Ferrazzano ma è attaccatissimo alle tradizioni di Campobasso, vero?… Soprattutto ai Misteri…                                                                                              

Sono nato e vissuto per tanti anni a Ferrazzano, ma sono cittadino campobassano per via di una legge applicata e riferita al periodo del dopoguerra, quando Ferrazzano era frazione di Campobasso. La mia vita è stata caratterizzata sempre dall’entusiasmo di trasformare le mie idee in dipinti, sculture e restauri di antichità e ogni opera rappresenta un pezzo del mio cuore e della mia anima, un’emanazione tangibile della mia creatività. 

Lei ha realizzato la riproduzione di un Mistero del Di Zinno andato distrutto, insieme ad altri, durante il terremoto di S. Anna del 1805. Come e perché le è nata l’idea di realizzare il Mistero “mancante”, quello del Corpus Domini?

Sempre con il mio spirito indagatore, mi sono chiesto come mai nella sfilata dei Misteri, nel giorno del Corpus Domini, tra i tanti Santi rappresentati manca il principale che ha dato il nome alla festa, ossia il Misterio del Corpo di Cristo, il Misterio del Corpus Domini. E da questo mio interrogativo è nato tutto.

Ci può raccontare l’iter che ha portato poi alla sua costruzione e se ci sono state problematiche da affrontare? 

Diciamo che sei-sette anni fa sfrontatamente proposi ai gestori del Museo dei Misteri di Campobasso la mia idea di costruire un’altare addobbato con chierichetti e un sacerdote che, all’atto dell’elevazione dell’ostia, faceva scorrere su di essa delle gocce di sangue ben visibili. Praticamente una descrizione del famoso miracolo di Bolsena, per il quale è stata istituita la ricorrenza. I gestori del Museo mi risposero che anche il loro padre, il maresciallo Teberino, aveva considerato un rifacimento, ma sapevano bene che c’era una differenza tra il disegno e la realizzazione. Se mai fosse stato realizzato, doveva essere all’altezza del capolavoro creato dal Di Zinno. C’era anche un posto disponibile per la conservazione, ma doveva essere qualcosa di straordinario, degno di lasciare un’impronta indelebile nella storia del museo e cioè, come descritto nell’antico scritto attinto dalla Biblioteca Provinciale P. Albino di Campobasso, “un grosso calicione, sormontato da un’ ostia consacrata, sorretta da alcuni angeli” (ndr: i costumi degli angioletti sono stati realizzati in taftà di seta dalla Signora Addolorata Di Cristofaro dell’Associazione Culturale La Mantiglia, Cultori del Costume). Non ci pensai molto e proposi il mio progetto all’allora sindaco Antonio Battista. La sua risposta fu molto incoraggiante e mi invitò a non temere di presentare nuove idee e a non restare bloccati nel passato. Dopo aver scritto un paio di lettere ufficiali, si tenne una riunione del consiglio comunale e mi fu concessa l’autorizzazione scritta per realizzare l’opera, insieme al patrocinio del Comune. Quella fu una grande vittoria per me, un riconoscimento del mio impegno e della validità del mio progetto. Ovviamente con la mia buona volontà di lavorare gratuitamente dovetti chiedere l’aiuto di uno sponsor per le spese vive dei materiali e di realizzazione, e la scelta cadde su una nota azienda molisana di torrefazione del caffè.

Quanto tempo ha impiegato per la realizzazione del Mistero del Corpus Domini? Si è basato su documenti o è frutto di immaginazione?                                                                                                                 
I lavori, anche se un po’ a rilento, sono terminati da anni, ma con tante difficoltà incontrate via facendo perché ho lavorato per mesi da solo. Prima di iniziare ho fatto delle ricerche su quella che è stata l’opera del Di Zinno, ma di veri e propri disegni non ce ne sono. Vi è soltanto una parvenza di studio che non rispecchia minimamente la descrizione che tutti conoscono. Trovata tra le carte della biblioteca Provinciale P. Albino, la presentazione recita nel seguente modo: “ Il Mistero del Corpo di Cristo, era costituito da un enorme calice (il famoso calicione detto dai campobassani) sul quale vi era un’ostia consacrata, sorretta da alcuni angeli”. Questo è quanto e null’altro. La nuova amministrazione comunale insediatasi, con due anni segnati dalla pandemia e per un totale di sei anni, ha deluso le aspettative perché si auspicava un impegno da parte sua, gratuito, nei confronti di ciò per cui altri hanno dedicato tempo, fatica, risorse finanziarie e persino mezzi di trasporto. Mi auguro che la nuova amministrazione comunale che fra non molto si insedierà sia votata alla sensibilità per la cultura e l’arte e aperta a nuove idee. Sarebbe cosa buona e giusta che l’opera, autorizzata e patrocinata, trovasse una degna sistemazione nel Museo dei Misteri, anziché essere relegata tra materiali di ogni sorta, dove oggi si trova, rischiando di essere dimenticata o addirittura danneggiata. La storia di Enzo Albino è un inno alla perseveranza e alla forza dell’arte. Attraverso le sue parole siamo stati trasportati in un viaggio emozionante, fatto di sfide superate e di trionfi meritati. La sua storia ci ricorda che anche di fronte alle avversità più grandi, la passione e la volontà possono trasformare i sogni in realtà. Enzo Albino è un esempio vivente di come la determinazione possa superare ogni ostacolo, e il suo capolavoro riportato in vita è la testimonianza tangibile del potere dell’arte e della resilienza umana.

Rossella De Rosa
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